Dida storia 2: La rivoluzione francese

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Flashcards on Dida storia 2: La rivoluzione francese , created by Beppe Siragusa on 27/02/2015.
Beppe  Siragusa
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Question Answer
In breve... Con l’espressione Rivoluzione francese si indicano gli eccezionali eventi politici avvenuti in Francia tra il 1789 e il 1799, con la formazione di una monarchia costituzionale (1789-92) e, dopo la caduta della monarchia (settembre 1792), con l’instaurazione della repubblica.
La crisi economica e politica dello stato francese Nella seconda metà del Settecento la Francia, pur conservando una posizione di supremazia in Europa, cominciava a mostrare segni di crescenti difficoltà. Si accentuava il debito dello Stato e stava perdendo di prestigio la monarchia a causa dello stile di vita del re Luigi XVI.
Tentativi di risolvere la crisi A nulla servirono i progetti di riforma fiscale presentati nel 1787-88 dal ministro Calonne e dal successore Loménie de Brienne, perché furono bloccati dai ceti privilegiati, in particolare dalla nobiltà.
Critica al sistema monarchico L’opinione pubblica, ormai criticava apertamente non solo il re ma anche l’istituto della monarchia e metteva in discussione un sistema sociale fortemente squilibrato a favore del clero e della nobiltà
L'esempio della Rivoluzione americana Da parte dell'opinione pubblica cresceva la richiesta di forme di rappresentanza politica in grado di ridurre il potere assoluto del sovrano, dietro l’esempio di quanto era stato da poco realizzato nella Rivoluzione americana.
La convocazione degli Stati generali Spinto da diversi settori della società, Luigi Luigi XVI si decise a convocare gli Stati generali, un organismo di consultazione della nazione eletto sulla base delle tre classi (chiamate stati oppure ordini) in cui era divisa la società francese: clero, nobiltà, terzo stato. A questa ultima categoria apparteneva la stragrande maggioranza della popolazione.
Il giuramento della pallacorda Sin dal giorno della convocazione, il 5 maggio 1789, i delegati del terzo stato si riunirono separatamente per definire le richieste da sottoporre al sovrano. Poco dopo si autoproclamarono Assemblea nazionale (17 giugno 1789), dichiarando di essere gli unici rappresentanti della nazione. A essi si unirono molti deputati del clero e della nobiltà e gli Stati generali cambiarono il nome assumendo quello di Assemblea nazionale costituente (9 luglio 1789).
L'Assemblea Nazionale Costituente i deputati dei tre ordini si attribuirono il compito di dare al paese una Costituzione, ossia una legge fondamentale base di un nuovo ordinamento dello Stato.
14 luglio presa della Bastiglia Il re tentò di bloccare l’azione dell’Assemblea, licenziando il direttore generale delle Finanze Jacques Necker, di idee riformatrici, e facendo affluire le truppe a Parigi, ma ottenne il risultato opposto. Artigiani e borghesi di Parigi si ribellarono, prendendo d’assalto la Bastiglia, prigione e fortezza, simbolo del dispotismo regio, e distruggendola il 14 luglio 1789.
Luigi XVI cerca il compromesso Il movimento di protesta apparve così irresistibile da convincere Luigi XVI a scendere a patti: ritirò le truppe, richiamò Necker e concesse una Guardia nazionale, ossia un corpo armato che rispondeva agli ordini della municipalità di Parigi. Per placare gli animi si recò di persona dal sindaco di Parigi ricevendo la coccarda tricolore, il nuovo emblema che univa al bianco della monarchia il blu e il rosso dei colori di Parigi.
Anche le campagne si rivoltano In luglio un nuovo sussulto rivoluzionario vide questa volta protagonisti i contadini, i quali si armarono per occupare i castelli e bruciare gli archivi dove i signori custodivano i contratti in virtù dei quali per secoli avevano preteso tasse e prestazioni di lavoro. Fu una rivolta di carattere antifeudale, dettata dalla fame e dalla paura. Dilagò a tal punto che anche i nobili presenti nell’Assemblea accettarono le rivendicazioni dei contadini pur di riportare l’ordine.
I privilegi fiscali della nobiltà vengono soppressi Il 4 agosto 1789 l’Assemblea adottò provvedimenti che sopprimevano i privilegi fiscali della nobiltà e consentivano ai contadini di liberarsi dai vincoli feudali.
Il nuovo Stato francese L’Assemblea rifondò lo Stato francese. Abolita l’antica ripartizione amministrativa, la Francia venne divisa in 83 dipartimenti, a loro volta suddivisi in distretti, cantoni e comuni. La giustizia divenne gratuita ed eguale per tutti. Le tasse più odiose furono sostituite da nuovi contributi che tutti i Francesi dovevano pagare in rapporto ai loro redditi.
La dichiarazione dei diritti dell'uomo l’Assemblea emanò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789), un testo che fissava solennemente i diritti di libertà politica, religiosa, di pensiero, di proprietà e la parità delle garanzie giuridiche per tutti i cittadini, ispirandosi ai concetti di libertà, di uguaglianza e di sovranità del popolo (diritti dell’uomo).
La monarchia assoluta viene abolita L'Assemblea abolì la monarchia assoluta, affermando «il principio che ogni sovranità risiede nella nazione», ossia che era il popolo a legittimare l’autorità politica, anche quella del re.
Il re è costretto a trasferirsi a Parigi insieme alla sua famiglia Tra il 5 e il 6 ottobre migliaia di donne, esasperate dalla carestia che colpiva la Francia, marciarono su Versailles e occuparono la reggia. A esse si unirono alcuni deputati del terzo stato, esigendo che il re accettasse i decreti dell’Assemblea. Luigi XVI finì col cedere e la famiglia reale fu costretta a trasferirsi a Parigi, scortata dalla folla.
La costituzione civile del clero Per far fronte al debito dello Stato, i deputati decisero di mettere le proprietà della Chiesa a disposizione del paese. Quindi approvarono la costituzione civile del clero, una legge che trasformava radicalmente la Chiesa francese, stabilendo che parroci e vescovi fossero eletti dai fedeli e stipendiati dallo Stato e che dovessero giurare fedeltà alla Costituzione.
La Chiesa si divide Di fronte a tali cambiamenti il clero si divise: circa una metà giurò fedeltà alla Costituzione (clero costituzionale); l’altra metà si rifiutò (clero refrattario), continuando a obbedire al papa, che aveva rifiutato la riforma.
La Costituzione del 1791 L’Assemblea terminò i suoi lavori nel settembre del 1791, approvando la Costituzione: nasceva la prima monarchia costituzionale francese e si realizzava la separazione dei poteri.
La divisione dei poteri Il potere di fare le leggi e di dirigere la politica generale del paese passò all’Assemblea legislativa, composta di 745 deputati eletti ogni due anni.
I poteri attribuiti al sovrano Al re spettava la nomina dei ministri e il diritto di sospendere una legge approvata dall’Assemblea, ma per non più di quattro anni. Il sovrano non poteva sciogliere l’Assemblea, né dichiarare guerra, né firmare trattati di pace.
Il potere giudiziario Il potere giudiziario fu affidato alla magistratura, indipendente in quanto eletta.
Il diritto di voto Il diritto di voto fu riservato solo agli uomini al di sopra dei 25 anni che pagassero tasse elevate.
La fuga del re Luigi XVI, il quale aveva tenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti delle grandi novità impostegli, decise che era giunto il momento di contrastare la rivoluzione. In questo modo finì col farsi odiare dai Francesi, i quali non gli perdonarono il tentativo di fuga messo in atto nella notte tra il 20 e il 21 giugno 1791. Suo scopo era di unirsi alle forze controrivoluzionarie composte di migliaia di nobili emigrati all’estero. Il piano non riuscì: Luigi XVI fu catturato mentre tentava di passare segretamente la frontiera con il Belgio e riportato a Parigi.
La Francia dichiara guerra alla Prussia, all'Austria e alla Russia Intanto aumentava la minaccia di un’invasione condotta dalle potenze straniere (Austria, Prussia e Russia) alleatesi con lo scopo di ripristinare la monarchia assoluta in Francia. A questa sfida i deputati dell’Assemblea legislativa risposero dichiarando la guerra (aprile del 1792).
Il re viene arrestato con l'accusa di aver tradito la patria Fu in quel clima di panico che il 10 agosto 1792 i sanculotti s’impadronirono del Palazzo reale, mentre l’Assemblea ordinava di imprigionare il re con l’accusa di tradimento della patria.
La vittoria di Valmy contro l'esercito prussiano e la proclamazione della Repubblica i volontari partiti per il fronte a difendere la patria in pericolo riportarono a Valmy (20 settembre 1792) un’imprevista e decisiva vittoria sull’esercito prussiano, considerato il più agguerrito d’Europa.
Luigi XVI viene condannato al patibolo All’indomani di Valmy fu proclamata la repubblica e venne ordinato che il re e la sua famiglia fossero processati per alto tradimento. Condannato a morte, Luigi XVI salì al patibolo il 21 gennaio 1793. In ottobre la stessa sorte toccò alla regina Maria Antonietta.
La rivolta vandeana La Francia trascorse mesi e mesi tra violenti scontri politici, anche a seguito di un’insurrezione, propagatasi in Vandea (regione situata lungo la Loira) e suscitata dall’odio per la rivoluzione nutrito dai nobili di sentimenti cattolici e monarchici e dai contadini da essi influenzati.
La Convenzione si divide a causa di lotte tra fazioni A Parigi aspre polemiche dividevano i gruppi politici presenti alla Convenzione, cioè la nuova assemblea di deputati eletti nel settembre del 1792 a suffragio universale maschile. Sui banchi più alti dell’aula sedevano i montagnardi, deputati di orientamento egualitario e antimonarchico, i quali conquistarono la maggioranza anche in due importanti club rivoluzionari (giacobini e cordiglieri). I maggiori esponenti di questo gruppo erano Maximilien de Robespierre, Georges Danton, Camille Desmoulins e Jean-Paul Marat. Alla destra dell’aula stavano i girondini, più moderati, che rappresentavano la borghesia degli affari. I deputati che sedevano al centro, denominato Palude, non avevano precise posizioni politiche e si spostavano appoggiando ora l’uno ora l’altro schieramento.
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