L'ATTENZIONE

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Psicologia Generale
Tiago Pivetta
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Tiago Pivetta
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L'ATTENZIONE
  1. Processo cui si mette a fuoco solo una parte delle informazioni del mondo percettivo (mondo esterno) e/o i nostri ricordi (interno). Opera attraverso l'esclusioni della informazione (processo negativo) o per concentrazione dell'attività mentale sull'area d'interesse (processo positivo). L'attenzione agisce come un filtro, orientando e selezionando i dati percepiti e allo stesso tempo fa che le nostre risorse cognitive vengono concentrate su uno obbiettivo.
    1. Attenzione Seletiva
      1. Capacità di isolare uno stimolo e rispondere soltanto a quello. Comporta alcune competenze come: - L'integrazione: - Filtraggio: Selezione informazioni rilevanti e ignora quelle non. - Ricerca: Individua l'oggetto nel campo. - Facilitazione:
      2. Attenzione Divisa/Distribuita
        1. Capacità di dirigere l'attenzione su più cose contemporaneamente, purché ci sia una certa familiarità/pratica con esse. L'attenzione divisa comporta un grado di inacuratezza nello svolgimento dei compiti, ma anche un guadagno di flessibilità.
        2. Errori Comportamentali
          1. Sono azioni accidentalmente compiute (acting slips), non volute, dovute a comuni fenomeni di distrazioni. Avvengono più facilmente su azioni quali il soggetto è abituato a fare.
            1. Tipi di errori: - Errori di immagazzinamento: non ricordo se ho già fato una azione. - Controllo: mi dimentico di fermarmi in un negozio. - Subroutine: tolgo l'orologio senza averlo addosso. - Discriminazione: metto telecomando tv in frigo.
          2. Teoria del FILTRO (Broadbent, 1958)
            1. Ipotizza un processore centrale che può essere utilizzato per lo svolgimento di uno compito alla volta, mentre gli altri compiti restano in attesa di essere presi in esame.
            2. Teoria Filtro Attenuato (Treisman)
              1. Il filtro non blocca gli stimoli esclusi dall'attenzione, ma attenua la loro influenza.
                1. Treisman elabora una teoria alternativa a quella di Broadbent che ne mitiga le conclusioni. Per la Treisman l’analisi precoce dell’informazione irrilevante è meno precisa e completa, rispetto a quella dell’informazione rilevante, ma l’informazione irrilevante non è del tutto trascurata, è stata quindi teorizzata la presenza non di un vero e proprio filtro ma di un attenuatore che neutralizza solo in parte gli stimoli che erano inizialmente esclusi dall’attenzione, nasce così la teoria del filtro attenuato.
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